San Pietro

Mario   Usuelli

Giovedì 20 Maggio 2020


San Pietro


Sono tornato stamattina a San Pietro al Monte insieme all'amico Innocente. Seduta sopra un gradino all'ingresso del prato sacro troviamo una giovane donna, la prima persona incontrata da quando abbiamo lasciato Civate. Intenta a leggere un fascicolo illustrato che, con tutta evidenza, riguarda la basilica. Le chiedo se sa che a Novalesa, in una cappella prossima all'abbazia, ci sono dipinti dello stesso autore di quelli di qui o comunque della stessa scuola. Lo sa ma non li ha visti. Dei monumenti della val di Susa ha visitato soltanto la Sacra di san Michele che si trova all'imbocco della valle medesima. Novalesa è in fondo, alla base del passo che porta in Francia.
La giornata è chiara, i laghi in basso risplendono, faccio alcune fotografie. Mi accorgo che qualcuno dall'interno sta spingendo il portone per socchiuderlo. Sono stato quassù il giorno di ferragosto dell'anno passato in bella compagnia e siamo stati bene stesi al fresco sulle coperte a mangiare, leggere i giornali, conversare e dormicchiare. Ero entrato anche allora all'interno della chiesa che era colma di gente che seguiva la messa. Poi finito avevano serrato tutto perciò non avevo potuto rivedere l'interno. 
Busso ma non serve a nulla, l'uscio è spesso e pesante. Allora lo spingo ed entro cauto. Dentro è scuro ma lame di luce sono portate all'interno dalle piccole aperture nel muro. Il ciborio è circondato da un'impalcatura metallica. Sul momento scambio l'uomo che vi si è arrampicato sopra per un restauratore. In realtà è un custode appartenente ad un'associazione di Civate che sostiene San Pietro. Mi autorizza ad entrare. Mi accorgo che mi hanno seguito Innocente e la donna che per prima avevamo incontrata. Apprendiamo che è diplomata in storia dell'arte e che sta attendendo l'arrivo di una classe di liceali ai quali dovrà descrivere i tratti salienti del monumento. San Pietro è stata appunto aperta, a cura dell'associazione civatese, su richiesta della scuola di appartenenza degli studenti in arrivo. Se sta ripassando, le dico, lo faccia ad alta voce, noi siamo molto interessati. Ci sta. I due plutei in stucco, posti alla base delle colonne all'ingresso mostrano l'uno un grifo, l'altro una chimera. Sulla volta a crociera che c'è subito sopra si vede Cristo che sovrasta la Gerusalemme celeste.  Viene dall'Apocalisse, dice la nostra guida, trova il brano ispiratore riportato sul volume che reca con sé e ne legge una parte. Il custode si ricorda i nomi di tutti i fiumi che irrorano il Paradiso terrestre: Geon, Fison, Tigri, Eufrate. Ciascuno di noi si ricorda il nome solo di qualcuna delle virtù cardinali che pure appaiono raffigurate nei dipinti. Con il contributo collettivo mettiamo in fila la prudenza, la giustizia, la fortezza. Ne manca una. La fede, la speranza e la carità non c'entrano, si tratta delle virtù teologali. Ci soccorre ancora il libro dal quale ricaviamo che la quarta virtù cardinale è la temperanza. Giriamo intorno al ciborio per verificare se sia opportuno che il gruppo dei ragazzi venga accompagnato fin dietro la struttura senza il rischio per qualcuno di loro di farsi male con gli utensili dei carpentieri. La cuspide posteriore del ciborio mostra un Cristo in trono che consegna rispettivamente a san Pietro e a san Paolo le chiavi e un libro, forse una tavoletta. Inoltre da là dietro la navata si vede tutta e il grande affresco che mostra l'uccisione di un orrendo drago da parte di una schiera di angeli e santi con il Salvatore assiso in mezzo a loro in atteggiamento regale, mostra molto del suo fascino misterico.
Il custode ci invita a seguirlo nella cripta, ha già acceso la luce. Le colonne che ne sostengono il soffitto sono fatte con granito ricavato da massi erratici rinvenuti nei dintorni. Sono molto belle ma furono rivestite di stucco, materiale del quale rimangono dei brandelli. Meglio conservati, invece i capitelli delle colonne medesime che dello stesso stucco rossastro sono composti. 
Sulla parete di fondo della cripta spicca una lunetta dove è rappresentata, a bassorilievo, la morte e l'assunzione della Madonna. La prospettiva della composizione è strana per cui il risalto del letto dove giace la Madonna medesima è dato dalla forma inclinata dello stesso. Intorno diversi santi con il capo avvolto in grandi aureole e sullo sfondo la città celeste. Questa composizione viene chiamata 'dormitio virginis' . Nel riquadro sottostante c'è una crocifissione. Le figure delle pie donne, una alla sinistra e l'altra alla destra, e i due personaggi, più piccoli, che sono davanti a loro sono ben conservate. Invece la croce è molto rovinata, mancano delle parti ed è di difficile lettura. Soprattutto non è possibile fare un confronto con il grande crocifisso che sta sul lato del ciborio che guarda l'ingresso della basilica. E' un particolare che ci fa notare il custode. Lasciamo la cripta e torniamo ad osservare il ciborio. In effetti lì sopra c'è un crocifisso senza chiodi e senza sangue. Cristo è semplicemente appoggiato alla croce con un'espressione per nulla drammatica.
Faccio osservare quanto sia difficile comprendere e intendere la lingua dei segni e dei simboli espressi in un contesto come quello nel quale ci troviamo. Quanti dettagli occorre conoscere, tutti essenziali, perché espressione di elaborazioni filosofiche complesse e di concezioni specifiche di un preciso momento storico. Difficile, molto difficile, forse impossibile, afferrare compiutamente qualcosa dello spirito di un tempo e di un ambiente culturale lontanissimi dal nostro.
Squilla un telefono. 'Siete già oltre la metà del percorso ? Sarete qui tra poco allora' La nostra guida per mezz'ora saluta ed esce. Non la rivedremo più. Intanto Innocente ha comprato un volume che tratta del monastero. Lo prendo anch'io presso la casetta dei custodi. 
Sono ormai le 10,40. Attraversiamo il prato che è luminoso e deserto, quindi riprendiamo la salita. Questo è un vero sentiero, stretto, sassoso, erto, tutto nel bosco. Molto diverso rispetto alla mulattiera che da Civate conduce a San Pietro. Quella è comoda e larga, comincia piana poi aumenta la pendenza ognuna delle tre volte che cambia la pavimentazione. A risalirla ci avevamo impiegato circa cinquanta minuti. Non incontriamo nessuno nemmeno lungo questa tratta. Procediamo svelti. Faccio delle fotografie dall'alto alla basilica dentro il vallone boscoso con i laghi sullo sfondo. Discutiamo sulla qualità dei materiali utilizzati per la costruzione della chiesa e in particolare dello stucco rosso con il quale sono stati fatti rilievi e decori. Innocente mi racconta della sua partecipazione, la domenica precedente alla marcia da Perugia ad Assisi. C'erano molte persone alcune delle quali si sono trovate in difficoltà per via della pioggia. Del tutto insufficienti i servizi igienici.
Siamo su già alle 11,40.  Il rifugio Marisa Consiglieri è aperto contrariamente a quello che ci aspettavamo. I giorni previsti sono il mercoledì e la domenica. Invece c'è quasi una folla di persone e molti automezzi giunti attraverso la strada privata che sale da Proserpio.  Furgoni, pullmini e gipponi che portano le insegne delle più svariate organizzazioni dalla Asl al Soccorso alpino fino ai diversi gruppi di volontariato, hanno condotto fin lassù gli assistiti dal Centro psicosociale di Valmadrera e i loro accompagnatori e assistenti. Nell'ampio salone, dove è acceso un grande camino, hanno preparato per almeno 120 persone. Ci fermiamo a mangiare anche noi. 
Scendiamo alle 13,10 ed arriviamo a San Pietro alle 13,55. Ora il prato è pieno di ragazzi vocianti che giocano o mangiano i panini che hanno portato con sè.
Non ci fermiamo, perciò arriviamo alla nostra auto, a Civate, alle 14,45. Siamo a casa alle 15,45.


Mario Usuelli.